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Allevare zanzare: Perchè?

Allevare specie differenti di zanzare, la prima domanda che tutti si fanno è: PERCHE’?
Non ci crederete, ma i motivi sono molteplici e tutti essenziali alla lotta contro le malattie ed i virus che molte specie di zanzare ematofaghe trasportano attraverso la loro puntura.

Scopriamo quali sono:

Innanzitutto, bisogna ricordare l’importanza che ha per qualsiasi ricercatore la possibilità di avere a portata di mano campioni da indagare. Quindi, la presenza di un “ceppo” di zanzare allevate in laboratorio è sempre una risorsa utile ed utilizzabile anche a scopo didattico. Inoltre, ormai da parecchi anni, l’indagine molecolare su zanzare vettori di arbovirus, come la famigerata zanzara tigre (Aedes albopictus), ha permesso di conoscere a fondo i sistemi genetici che permettono a questi insetti di sviluppare delle capacità di resistenza a determinate tipologie di sostanze adulticide come i piretroidi. La possibilità di avere un allevamento di zanzare privo di disturbi esterni, permette a molti biologi molecolari di mettere a confronto campioni “WILD”, quindi esterni e soggetti a cambiamenti ambientali, e campioni “controllati” secondo le specifiche condizioni che la tipologia di ricerca richiede (V. Pichler et al., 2018, “First evidence of resistance to pyrethroid insecticide in Italian Aedes albopictus popolation after 226 years after invasion”, Pest Management Science, 74, 6)

Non meno importanti sono le ricerche che da anni vengono effettuate sulla possibilità di rilasciare nell’ambiente zanzare sterili, al fine di diminuirne sostanzialmente la densità in prossimità dei focolai maggiormente pericolosi. La Tecnica dell’Insetto Sterile (SIT) è uno dei metodi di controllo demografico che maggiormente rispetta l’ambiente. Esso, a differenza dei normali “controlli biologici” (che spesso introducono specie alloctone non controllabili), interrompe il ciclo vitale della zanzara vettore evitando sia di introdurre specie provenienti da altri ecosistemi, sia la riproduzione e la stabilizzazione di quella tipologia di zanzara nell’ambiente. Questa tecnica basa totalmente il suo successo su un consistente lavoro di allevamento in laboratorio, all’interno del quale vengono “prodotte” quantità elevate di zanzare maschi (allevamento massale). Questi maschi sono resi sterili attraverso l’irradiazione (raggi gamma e raggi x) o l’utilizzo di un batterio gram-negativo (Wolbachia) inserito nella loro dieta, restando ciononostante sessualmente competitivi. Una volta rilasciati in natura riescono ad accoppiarsi con le femmine e a produrre uova non fertili. Ciò porta ad un consequenziale abbassamento drastico della densità dell’insetto infestante (B. Caputo et al., 2019, “A bacterium against the tiger: preliminary evidence of fertility reduction after release of Aedes albopictus males with manipulated Wolbachia infection in an Italian urban area”, Pest Management Science, 76, 4;  A. Puggioli, 2013, “Allevamento massale di Aedes albopictus (Suke) nell’ambito della tecnica SIT (Tecnicsa dell’inetto sterile), Dissertation Thesis, Università di Bologna Alma Mater Studiorum.

Ma come si allevano le zanzare?

Nonostante le zanzare del genere Aedes siano molto resistenti e riescano a moltiplicarsi anche nei sottovasi dei nostri balconi, le variabili per un allevamento ottimale sono molte e molto discusse. Proviamo a dare delle indicazioni generali riguardo la specie Aedes albopictus. Essenziale è l’insettario, ovvero una stanza chiusa all’interno della quale condizioni fisiche come Temperatura ed Umidità Relativa siano costanti e controllabili inoltre, è indispensabile che all’interno dell’insettario vengano riprodotte le condizioni legate alla presenza/assenza di luce (fotoperiodo), di solito 14 ore di luce e 10 di buio (C. Zindler Dickerson, 2007, “Study of Temperature and Humidity on the eggs of Aedes aegipty (L.) and Aedes albopictus (Suke) in Texas”, Dissertation thesis, Texas A&M University).


Il ciclo vitale della zanzara si esplica in ambiente acquatico attraverso le uova, le larve e le pupe ed in ambiente terrestre con l’adulto. Di conseguenza l’insettario dovrà essere provvisto di scaffalature (o simili) sulle quale poter poggiare delle bacinelle (bacine) ripiene d’acqua, nelle quali sarà possibile far schiudere le uova e nutrire le larve. Le pupe, non più bisognose di nutrimento, vengono solitamente prelevate ed inserite all’interno di un contenitore d’acqua, il quale viene posizionato in una gabbia retata dove saranno libere di sfarfallare in zanzare adulte.


Il nutrimento in fase larvale è una delle prime variabili che viene da tempo studiata e sulla quale moltissimi ricercatori hanno basato i loro esperimenti. Molti articoli scientifici riportano ricette per il nutrimento larvale a base di croccantini per gatti o roditori addizionati di caseina, lievito e multivitaminici, mentre altri utilizzano fegato bovino e lievito, il tutto sempre finemente tritato. Altra variabile è la quantità, la quale può variare dai 50 ai 250 grammi, aumentandola giornalmente all’accrescere delle larve o inserendo una quantità media ogni giorno (R. Bellini, 2010, “Dispersal and survival of Aedes albopictus, Diptera: Cilicidae, males in italian urban areas and significance for Sterile insect techinique applicartion”, J. Med. Entomol. 47,6).


Altra variabile importante è legata alla densità larvale all’interno della bacina e alla quantità d’acqua utilizzata, oltre che alla grandezza della bacina stessa e al numero di uova inserite in ogni contenitore. Una densità troppo elevata porterebbe ad una competizione per lo spazio e per il cibo, e di conseguenza alla probabile morte di una percentuale alta di larve, le quali, a causa di un deficit energetico, non riuscirebbero a completare il loro ciclo vitale (A. Medici et al, 2011, “Stidies of Ades albopictus larval mass resring optimization, J. Med. Entomol. 104,1).

Ulteriore punto fondamentale riguarda la modalità di nutrimento degli adulti. La maggior parte utilizza del cotone idrofilo imbevuto di acqua e zucchero o acqua e miele che, inserito all’interno della gabbia o posto sopra di essa, rende disponibile sia per i maschi che per le femmine la giusta quantità giornaliera di cibo e acqua. Ma la vera sfida è il pasto di sangue (blood meal) necessario alle femmine per poter portare a completo sviluppo le uova e garantire, quindi, una successiva generazione. In molti allevamenti viene utilizzato sangue defibrinato di montone, cavallo o pecora (facilmente reperibile presso aziende che lo producono e lo vendono ma la vera sfida è convincere le zanzare ad assimilarlo non proveniente da una preda viva. Molte sono le metodologie utilizzate, tutte allo scopo di scaldare il sangue (circa 37 °C) e di simulare una membrana somigliante il più possibile alla pelle così che possa “stuzzicare” l’istinto innato delle zanzare di pungere (D.O. Carvalho,2014, “Mass production of genetically modified Aedes aegypti for field releases in Brazil, Video article.

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